martedì, novembre 28, 2006

P2P e Urbani: manifestazione a Milano per salvare eMule


Il 10 Dicembre a Milano tutti in piazza per aderire alla manifestazione promossa da ARET (Associazione Radicale Enzo Tortora) e da ScambioEtico per tentare di combattere la legge Urbani. Per chi fosse poco informato in materia, stiamo parlando di P2P o Peer to Peer o File Sharing. Si tratta di tutelare tutti quei sistemi, protocolli e tecnologie che permettono lo scambio di file tra utenti collegati in rete. Si, stiamo parlando dei vari eMule, BitTorrent, Winmx e via dicendo. Già, perché se occorre senza dubbio tutelare il diritto d'autore, è sicuramente ingiusto condannare il P2P tout court. Il file sharing infatti, è un potente mezzo di interscambio culturale, grazie al quale è possibile diffondere e far conoscere la cultura del proprio paese (non dimentichiamo che il P2P utilizza Internet che è la più grande rete di computer a livello mondiale). Non entro in merito alla legalità o meno di scaricare un mp3, in quanto come ho già scritto come la penso su tale argomento in un mio precedente post. Ad ogni modo mi è piaciuta molto la frase che ho letto nel manifesto dell'associazione ScambioEtico e quindi la ripropongo qui: "Visto che ci chiamano Pirati ci identifichiamo con quelli della Malesia descritti da Emilio Salgari, così come essi combatterono per liberare un popolo dal giogo e sopruso degli Inglesi, noi combattiamo per liberare la cultura, saperi e conoscenza dalla schiavitù di una ormai obsoleta normativa mondiale sul diritto d'autore, completamente stravolta dal principio sano che a suo tempo l'aveva ispirata". E' una frase stupenda a mio avviso. Concordo pienamente: la conoscenza è potere, non è giusto limitarla per tutelare i diritti di pochi a danno di molti. E' un concetto tipico della cultura hacker: "Information wants to be free", l'informazione deve essere libera (se ci si pensa, anche i giornalisti possono essere considerati degli hacker, infatti con il loro lavoro tutelano il diritto all'informazione). La manifestazione del 10 Dicembre è il primo sintomo di un malessere del popolo della rete nei confronti dei vari legacci normativi che tentano da tempo di 'regolamentare' la rete. Tali tentativi non tengono conto dell'intrinseca natura anarchica di Internet: non è pensabile creare una normativa nazionale che possa regolamentare ciò che non può essere regolamentato a livello internazionale. Ovviamente stiamo parlando dell'Italia, cioe' di un paese libero e democratico, perchè come sappiamo in alcuni paesi come la Cina o l'Iran esiste ancora la censura purtroppo (anche se il potere del capitalismo sta facendo vacillare anche loro, in quanto colossi come Google o Microsoft stanno facendo finalmente marcia indietro in quei paesi). Questa notizia è stata tratta da Punto Informatico, la famosa testata online. Puoi leggere l'intero articolo qui.

domenica, novembre 26, 2006

Wimax in Italia: rivoluzione o ennesima farsa?


L' AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha avviato in questi giorni una consultazione pubblica relativa all'introduzione del Wimax in Italia. Per chi non lo sapesse, il Wimax è una recente tecnologia che promette una notevole ampiezza di banda in modalità wireless - cioè senza cavo - a costi decisamente bassi se rapportati a quelli tipici delle reti ADSL classiche su doppino di rame o su fibra ottica. Tanto per inquadrare l'importanza di ciò di cui stiamo parlando, faccio osservare come la tecnologia Wimax prometta una ampiezza di banda teorica fino a ben 70 Mbps! Ma non basta: una sola stazione Wimax può coprire un raggio di circa 50 km! Insomma, niente più Digital Divide, banda larga per tutti e a costi bassi. Il problema è solo politico. Infatti questa consultazione servirà a determinare la sorte del Wimax in Italia. Il rischio che si corre è che le licenze per il Wimax vengano concesse ai soliti operatori ben noti. E' proprio ciò che l'AIIP (Associazione Italiana Internet Provider) teme, stando a quanto si legge nell'articolo pubblicato qui. Il Wimax potrebbe essere utilizzato per migliorare lo stato della concorrenza in materia di fornitura di accesso ad Internet in Italia. Si verrebbe a creare una vera alternativa all'accesso ad Internet via rame, dove Telecom fa la parte del leone. In Italia siamo già in ritardo pauroso, in quanto in molti altri paesi Wimax è una realtà. In Germania, Francia e Regno Unito - solo per citare alcuni paesi - sono già arrivate offerte commerciali che fanno concorrenza all'ADSL classico. L'AIIP teme che al Wimax possa toccare la stessa sorte del WLL (Wireless Local Loop). Il WLL esiste in Italia dal 2003, ma la vita degli utenti italiani non è certo cambiata da allora. Ai tempi del WLL l'AGCOM avviò un'indagine conoscitiva: il risultato di tale indagine è sotto gli occhi di tutti. L'AGCOM ebbe a scrivere: "i sistemi punto-multipunto si configurano come sistemi mirati a fornire servizi avanzati di telecomunicazioni alla clientela affari, in particolare alle aziende e, in qualche caso, a utenze individuali di tipo professionale (il cosiddetto mercato SOHO). Molti operatori sottolineano che i sistemi punto-multipunto a 24-26 GHz non sono adatti a un'offerta diretta alla clientela residenziale a causa dell'elevata necessità di banda richiesta...". Come a dire: WLL è troppo per i privati, al massimo va bene per le aziende. Però...a quali 'sagge' conclusioni sono giunte le 'fertili' menti che popolano gli uffici dell'AGCOM! E pensare che i loro stipendi sono pagati dai contribuenti...Grazie a queste 'interessanti' conclusioni tratte dall'AGCOM, l'ADSL in Italia passa ancora via rame, con grande soddisfazione di Telecom. Un piccolo excursus sui fatti è reperibile qui: quando il local loop è wireless. Scommettiamo che al Wimax toccherà la stessa del WLL?

sabato, novembre 18, 2006

X-series e costi sulle ricariche: si smuove qualcosa?


Sono notizie di questi giorni l'annuncio del servizio x-series del gestore telefonico TRE e quello delle Authority (Antitrust ed Agcom) che hanno concluso l'indagine sui costi di ricarica e ora chiedono una rimodulazione, anche totale, del costo delle ricariche dei cellulari. Che si stia smuovendo qualcosa nel torbido panorama dei cartelli e dei monopoli italiani? Ma andiamo con ordine. L'offerta/servizio x-series del gestore telefonico TRE. Secondo quanto annunciato dal gestore, dal primo dicembre prossimo verrà lanciato questo 'servizio' in Gran Bretagna, mentre negli altri paesi (quindi verosimilmente anche in Italia) ciò avverrà all'inizio del 2007. Grazie a x-series sarò possibile parlare gratis utilizzando il famosissimo programma Skype con tutti coloro che l'utilizzeranno sia su PC che su cellulare (attualmente sembrano supportati solo 2 cellulari, il Nokia N73 ed il Sony Ericsson W950i). Sempre grazie a x-series sarà possibile navigare su Internet, vedere la televisione sia analogica che digitale che via satellite su cellulare. Sarà inoltre possibile collegarsi al proprio PC e scaricare file multimediali (foto, video, mp3). Sarà possibile effettuare operazioni su ebay. Insomma, tutti servizi che esistono già da un pezzo. Bene, ma allora dov'è la novità? Semplice, tutto questo verrà offerto al prezzo di una classica flat ADSL. Un abbonamento mensile insomma. Niente più tariffe al minuto, scatti, scatti alla risposta e via dicendo. Sembrerebbe una rivoluzione, ma aspettiamo di apprendere i dettagli prima di gioire. Una cosa che non è ben chiara ad esempio è se sarà possibile collegarsi ad Internet da PC utilizzando questo servizio. Sembra più plausibile che l'accesso ad Internet sia possibile unicamente da cellulare.
Per maggiori dettagli: http://xseries.three.com/. Per quanto riguarda la gabella italiana dei costi di ricarica, sembra muoversi qualcosa anche su questo versante. Il merito però non è certo dell'Antitrust o dell'AGCOM, né tantomeno - occorre sottolinearlo - delle associazioni dei consumatori. Il merito va ad un italiano che - stufo di questa assurda gabella - ha creato un sito web per la raccolta delle firme necessarie per una petizione da inviare alla Commissione Europea. Il sito di questo cittadino italiano si trova qui: http://www.aboliamoli.eu/. La cosa veramente ignobile l'hanno fatta le associazioni dei consumatori.
Infatti ora litigano per la paternità dell'iniziativa ma se non fosse stato per l'iniziativa personale di Andrea D'Ambra, nessuna associazione di consumatori si sarebbe mossa prima. Tutto questo è scritto nel sito di Andrea D'Ambra: http://www.aboliamoli.eu/. Visita il sito per aggiungere la tua firma alla petizione, io l'ho già fatto mesi fa. Io sono ancora scettico, in quanto in Italia di solito niente si muove a favore dei cittadini. La situazione statica di monopolio e i vari cartelli sono voluti dai vari governi che si sono avvicendati a partire dall'unità d'Italia ai giorni nostri. L'Antitrust in Italia è infatti una farsa. Negli Stati Uniti l'Antitrust è una realtà da parecchi anni (vedi ad esempio il caso dello smembramento dell'AT&T ad opera dell'Antitrust nel 1984 che creò concorrenza e diede l'avvio alla reale liberalizzazione dei telefoni, il caso Microsoft oppure il caso Rockefeller). Ma l'Italia si sa, è il paese dei cartelli (banche, assicurazioni, gestori telefonici etc). Altro che tassisti e farmacisti caro Bersani. Non ci prendiamo in giro per favore. Ma forse l'entrata in Europa dell'Italia qualche vantaggio lo porta con sè...chissà. Il mio sogno comunque, quello di città disseminate di hotspot WiFi - o meglio WiMax - rimarrà un sogno. Solo con il WiMax si potrà avere accesso alla banda larga ovunque ci si trovi per poter navigare e telefonare a costi davvero democratici e liberali. Il monopolio e i cartelli sono delle piaghe difficili da estirpare qui in Italia...

giovedì, novembre 09, 2006

Comportamento SCORRETTO di Google


Annotatevi l'indirizzo web di questo mio blog: può darsi che in futuro non ci sia più in quanto censurato da Google! Già ma perché mai Google dovrebbe censurarmi? E' presto detto: perché sono l'ennesimo 'testimonial' del comportamento scorretto di Google, comportamento a mio avviso, ai limiti della legalità. Si tratta del servizio di inserzioni pubblicitarie AdSense. Molti gestori di siti web, generando un traffico di visitatori discreto, decidono ad un certo punto di affidarsi al servizio AdSense di Google per guadagnare qualcosa dai loro siti. Così facendo, cascano nella trappola. Ciò che è accaduto a me, è accaduto a parecchi altri webmaster, basta fare alcune ricerche in rete per rendersene conto. Già ma cosa mi è accaduto di tanto terribile? Semplice, arrivato a guadagnare 70 dollari, Google mi ha disabilitato il servizio a vita dandomi del truffatore! La motivazione fornita da Google è la seguente: 'clic non validi'. Cioè Google mi accusa - senza peraltro fornirmi le prove di quanto asserisce - di averlo truffato cliccando sui suoi annunci ripetutamente, ed in modo truffaldino. Inutile chiedere un elenco dei click da loro ritenuti non validi: questa informazione non verrà mai fornita. Questa disavventura è capitata a molti utilizzatori del servizio AdSense. Per verificarlo basta andare su Google e digitare: "generati clic non validi" (digitando anche i doppi apici). Morale della favola: non sei mai sicuro di ottenere i soldi che ti spettano, perché prima di raggiungere i 100 dollari (limite minimo per riscuotere), Google può - a suo INSINDACABILE giudizio - DISABILITARTI L'ACCOUNT A VITA! Bene, a questo punto, a coloro che utilizzano ancora AdSense in modo proficuo, suggerisco di attenersi alle seguenti regole scrupolosamente (pena disabilitazione dell'account):
1) evitare finestre pop-up
2) evitare di invitare parenti e amici a cliccare sugli annunci esposti
3) se proprio si è interessati a visitare il sito di un annuncio, copiare il link, chiudere il browser, riaprirlo ed incollare il link nuovamente
Ad ogni modo, nessuno vi garantirà mai che un vostro concorrente venga sul vostro sito e cominci a cliccare ripetutamente sugli annunci esposti...già, ciò provocherà la disabilitazione permanente del vostro sito dal circuito AdSense! Non importa che voi siate in assoluta buonafede. A Google questo non interessa. Google afferma che tutto questo è necessario per salvaguardare gli interessi degli inserzionisti (che verrebbero a pagare ingiustamente per i click fraudolenti). Ad essere sinceri occorre dire che in effetti Google in passato ha subito un grosso danno a seguito delle denunce avanzate proprio da alcuni inserzionisti che si sono sentiti truffati. La conseguenza di ciò è una maggiore severità nei controlli adottata da Google. Ok, non discuto su questo, però la domanda sorge spontanea: non era possibile controllare semplicemente l'indirizzo IP di ogni click in modo da non conteggiare i click ripetuti nel computo dei guadagni da erogare al gestore del sito? Era davvero necessario disabilitare l'account AdSense a vita? E soprattutto, non era più corretto - in caso di reali click non validi - inviare al gestore del sito web un report con i vari click illeciti riscontrati? Di fronte ad un simile comportamento scorretto di Google, non è lecito pensare che 70 dollari a me, 30 dollari a te, 50 dollari a lui alla fine diventino milioni di dollari non pagati da Google? In fondo a pensarci bene, per un paio di mesi il mio sito ha fatto pubblicità gratuita ai vai inserzionisti che vi hanno transitato: chi me la ripaga questa pubblicità? Certo, senza quei 70 dollari non muoio di fame, ma la rabbia nei confronti dell'arroganza e la prepotenza dimostrata da un'azienda che detiene il monopolio assoluto nel settore dei motori di ricerca rimane. No Google, così non va proprio...