Mercoledì prossimo ci sarà il voto di fiducia al Senato, venerdì alla Camera. Staremo a vedere. Intanto però vorrei parlare di un altro argomento: le fontanelle di Roma. L'ispirazione di questo post è giunta a seguito di una discussione avuta oggi, in merito allo spreco d'acqua causato dalle fontane capitoline. La domanda che sorge spontanea è: perché non dotare di rubinetti i cosiddetti 'nasoni' romani? A beneficio degli improbabili stranieri che dovessero leggere questo post, ricordo che i nasoni sono quelle fontanelle in ghisa (100 kg di metallo) alte 120 centimetri con il caratteristico tubo ricurvo, munito di relativo foro atto alla produzione dello zampillo dissetante. La prima fontana di questo tipo, venne installata per la prima volta nel 1872, ad opera dell'assessore Rinazzi. A Roma sono presenti circa 2.500 nasoni. Anni fa, la giunta capitolina fece il tentativo di dotare di rubinetti circa 800 nasoni romani. Dopo qualche tempo però, vennero eliminati. Perché? Ecco quanto si apprende consultando la Rete: i rubinetti erano poco pratici da utilizzare, soggetti ad atti vandalici continui, provocavano il riscaldamento dell'acqua (i nasoni sono in ghisa e, specialmente d'estate, si riscaldano parecchio). Non solo: sembra che lo scorrere interrotto dell'acqua dalle fontane sia necessario. Ma continuiamo la ricerca di informazioni su Internet.
Nel comune di Roma, l'ente che gestisce l'acqua è l'ACEA. L'ACEA (Azienda Comunale Elettricità ed Acque) nacque nel 1909 con un nome diverso, AEM (Azienda Elettrica Municipale) che divenne poi AGEA (Azienda Governatrice Elettricità ed Acque) nel 1937, quando cominciarono i lavori dell'acquedotto del Perschiera. Nel 1945, l'AGEA diventa ACEA e nel 1999 diventa una S.p.A. (il comune di Roma detiene il 51% del pacchetto azionario). L'ACEA a Roma serve circa 3.600.000 abitanti, e genera un volume d'acqua di circa 550 milioni di metri cubi annui. Ora, vediamo un po' di cifre. Si legge nel Rapporto sullo sviluppo umano 2006 redatto dall'ONU che la soglia minima di fabbisogno giornaliero pro capite è di circa 20 litri di acqua (come suggerito dall'OMS e dall'UNICEF). Nel Sudan ci sono circa 36 milioni di abitanti, il 70% dei quali, secondo stime dell'OMS non ha accesso all'acqua potabile. Un caso isolato? Diciamo che Sudan, Tunisia e Pakistan, formano il cosiddetto "triangolo mondiale della sete", ma sono molti i paesi che devono far fronte al problema della scarsità di acqua. Ma torniamo a Roma.
ACEA ci informa che grazie alle 6 grandi fonti di approvvigionamento idrico (Peschiera, Le Capore, Acqua Marcia, Acquoria, Acqua Felice e Pertuso) a 4 campi pozzo (Pantano Borghese, Finocchio, Torre Angela e Torre Spaccata) e al lago Bracciano, ciascun abitante di Roma dispone ogni giorno di 500 litri di acqua potabile. Roma-Sudan: chi troppo e chi niente. Quando furono costruite, le due fontane di piazza S. Pietro, consumavano circa 6 milioni di litri di acqua al giorno. Oggi sono dotate di un dispositivo che ne consente il riciclo. Oltre ai 2500 nasoni, a Roma sono presenti circa 1.500 fontane ornamentali. Ma la fontana di Trevi non si può certo chiudere! Allora torniamo alla storia dei nasoni e dei rubinetti. L'ACEA sostiene che lo spreco di acqua dovuto ai nasoni sia irrisorio. Non solo, sembrerebbe controproducente dotarli di rubinetti. Stando al rapporto annuale 2005 dell'APAT, l'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i servizi Tecnici, il continuo defluire dell'acqua eviterebbe ristagni nelle tubature e servirebbe a mantenere più efficienti e 'pulite' le reti fognarie. Pensando al miliardo e mezzo di abitanti del pianeta che non hanno accesso all'acqua potabile, pensando ai 3 miliardi di persone che non avranno accesso all'acqua potabile nel 2020, beh, viene da riflettere. E ci si chiede: è davvero necessario consumare 5000 litri di acqua per produrre un hamburger?