I dissidenti
Il Senato vota la fiducia a Prodi con 162 voti: non votano Andreotti e Pininfarina. Ora tocca alla Camera. Bene, siamo un po' più rilassati e alcune riflessioni le ritengo doverose. Prima riflessione: più passa il tempo e più mi rendo conto che non si dovrebbe parlare a vanvera quando non si conoscono i fatti. Me compreso. Mi riferisco al 'linciaggio' verbale subito dai due 'dissidenti' che hanno fatto cascare il Governo. E qui sta il punto: sono davvero loro che lo hanno fatto cascare? Sto parlando ovviamente dei Senatori Fernando Rossi e Franco Turigliatto. Tutti, stampa compresa, si sono scagliati contro di loro, ascrivendogli 'doti' di criminale scelleratezza ed irresponsabilità. Bene, sintetizzo quando scritto da Rossi su Officina Comunista. Per approvare un provvedimento al Senato, è necessario il 50% + 1 dei voti dei presenti. Questo è un dettaglio da non sottovalutare. Con Rossi e Turigliatto presenti in aula, i voti necessari per approvare la mozione sulla politica estera sarebbero stati 162. Assenti Rossi e Turigliatto, i voti necessari per far passare la mozione diventano 160. Attenzione: stiamo parlando di assenti e non di presenti che si astengono. L'astensione infatti viene considerata come voto contrario. Ora vediamo cosa è successo quando è cascato il Governo: la mozione non è passata con 158 voti. Poiché Rossi e Turigliatto non erano presenti, la maggioranza richiesta era di 160 voti: mancano quindi 2 voti delle persone presenti all'appello. Quali sono queste due persone? I Senatori a vita Andreotti e Pininfarina, che, pur essendo presenti si sono astenuti (in pratica hanno votato contro). Se anche Rossi e Turigliatto avessero votato in modo favorevole, il Governo sarebbe cascato ugualmente. Chi è quindi che ha fatto cascare il Governo? Andreotti e Pininfarina! A questo punto, chiarito questo piccolo 'dettaglio' riguardo all'effettiva responsabilità di chi ha prodotto la crisi, parliamo un po' di coloro che sono stati trattati da tutti (me compreso) come dissidenti. Scrive Rossi: "L’interrogativo è, perciò, il seguente: potevo VOTARE CONTRO o (il che sarebbe stato equipollente) ASTENERMI alle –e sulle- dichiarazioni del Ministro della Farnesina? Potevo e non-potevo nel medesimo tempo. Potevo (avrei potuto) poiché da mesi mi dico contrario all’avvallo della guerra in Afghanistan (così la definisce Bush –‘l’offensiva di primavera’- e non qualche comunardo estremista". Come non essere d'accordo? Continua Rossi: "non-potevo se ciò, come sembrava dalle dichiarazioni di D’Alema e Giordano, significava esprimere una sorta di sfiducia al premier e alla sua squadra. Non potevo neppure, parallelamente, tradire i 100.000 di Vicenza e il programma, intriso di serio pacifismo, dell’Unione. Come evitare l’antitesi di marciare, appena qualche ora prima (assieme a molti e svariati partiti del centro-sinistra), per dire ‘No al Dal Molin’ è ‘No al militarismo’ e poi assecondarli nella vita parlamentare? Come uscire dall’impasse senza far correre rischi a Prodi? In un solo modo: decidendo di NON partecipare al voto, scelta che abbassava la maggioranza numerica da conseguire AIUTANDO, così, l’esecutivo –in quanto avrebbe abbisognato di un minor numero di voti favorevoli.". Non sembrano affermazioni fatte da una persona scellerata che non si rende conto della responsabilità che deve sobbarcarsi in virtù del mandato che gli è stato affidato. Anzi. Da queste parole si evince l'ansia di colui che è combattuto tra votare secondo coscienza o votare contro i propri principi perché così è stato stabilito a priori. Ma veniamo all'altro 'dissidente': Turigliatto. Ecco le sue parole raccolte in un'intervista del Corriere della Sera: " fiducia a Prodi sono pronto a votarla anche domani, perché non voglio certo il ritorno di Berlusconi". E ancora: "Non sono pentito. Rivendico il mio diritto a votare secondo coscienza su tutto, specie su cose che non sono del programma dell'Unione, come l'Afghanistan e Vicenza". Come dargli torto? Confesso che su Afghanistan e Vicenza la penso allo stesso modo. Ma ecco un passo che dovrebbe far riflettere: "Non ci credevi nemmeno tu, eh? Pensavi che alla fine il risotto l'avrei mangiato pure io. E invece io non ce la faccio più a votare cose che mi fanno schifo. Visto?". Insomma, se scopriamo dei politici venduti ci indigniamo, se scopriamo dei politici integerrimi ci indigniamo (fanno cascare i governi). Decidiamoci. La vera causa della crisi di Governo, non sarà forse imputabile a quella riforma che lo stesso Calderoli - riferendosi alla legge elettorale - definì una porcata?